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La psicologia del secolo scorso è stata spesso permeata dall’idea riduzionista, per la quale ogni fenomeno complesso di natura biologica o psicologica – compresa la malattia mentale – poteva essere spiegato analizzando i più semplici meccanismi fisiologici che ne sono alla base (vedi per esempio Kandel e Mack, 2003). Questo approccio ha consentito enormi passi avanti nella comprensione dei processi mentali, sebbene fornisca una visione limitata dell’individuo.

L’approccio biopsicosociale, in alternativa, considera gli aspetti psicologici, sociali e comportamentali dell’individuo nella spiegazione dell’insorgenza del disagio psicologico (Engel, 1980). Tuttavia, anche questo modello non è stato esente da critiche. Particolarmente rilevante è la considerazione mossa da McLaren (1998) secondo la quale il modello biopsicosociale, partendo da un’analisi della malattia mentale, non può soddisfare i criteri di generalizzabilità propri di una teoria della mente applicabile al funzionamento psicologico normale di qualsiasi individuo.

La proposta di CeReBRO, a tal proposito, è quella di sviluppare un approccio nel quale la mente, nei suoi meccanismi di funzionamento normali, possa essere studiata considerando una prospettiva filogenetica, ontogenetica, cognitiva, sociale ed organizzativa. A questo scopo, il metodo scientifico rappresenta il filo conduttore nello sviluppo dei diversi temi di indagine, al fine di comprendere gli aspetti comportamentali, sociali e organizzativi che contraddistinguono una visione condivisa, integrata e olistica dell’individuo.

CeReBRO